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I Derivati: cosa sono e perché se ne parla tanto

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Operatori di borsa

Operatori di borsa

Nel 2008 erano indicati come la cura migliore per i bilanci di governi nazionali ed enti locali. Oggi, alla luce di quanto sta succedendo alla Grecia e di quanto potrebbe succedere presto a Irlanda e Portogallo, sono messi all’indice come la radice di tutti i mali. Stiamo parlando dei derivati, quei prodotti finanziari che sono ad alto rischio e che solo all’Italia, secondo un calcolo recente, sono costati la bellezza di 31 miliardi di dollari.

Cosa sono i derivati? Già il nome è abbastanza esplicativo: Sono prodotti finanziari che vedono derivare il loro valore dall’andamento di quello di un altro bene (azioni, obbligazioni, valuta o altro) oppure dal verificarsi di un evento ben preciso. Proprio per questo motivo, con il passar del tempo, essi sono stati equiparati a vere e proprie scommesse su avvenimenti futuri. Nel caso del nostro paese, l’evento era la capacità dell’ente contraente, il governo italiano, di pagare il proprio debito pubblico senza fare il temuto default. I derivati, normalmente, sono utilizzati per scopi di copertura, tesa a ridurre il rischio finanziario di un portafoglio (il bilancio statale nel caso dei debiti sovrani). In questo caso si acquista un titolo nella ovvia speranza che salga, legandolo però all’acquisto di un derivato sullo stesso titolo che prevede il calo delle sue quotazioni.

Il derivato serve perciò a spingere all’acquisto di titoli pubblici poiché con la sua presenza chi compie l’operazione non perde comunque. Perde invece l’ente che ricorre ai derivati, se non riesce a raggiungere i suoi obiettivi nel corso del tempo. Fallendo un obiettivo dietro l’altro, il valore del derivato si alza in maniera esponenziale, portando ad un vero salasso per le casse statali, come è successo per il nostro paese. Basti pensare che pochi mesi fa, il governo italiano ha deciso di pagare ben 4, 5 miliardi di euro a Morgan Stanley per togliere di mezzo i derivati sottoscritti con l’istituto senza rinnovarli.

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