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Buoni Fruttiferi Postali: investire sui BFP

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I BFP, un investimento sicuro

Le voci che in questi mesi si sono rincorse sulla solidità del sistema bancario, hanno allarmato non poco i risparmiatori. Tanto da indurli a pensare a forme di risparmio alternative. In questa ottica, i prodotti postali possono offrire garanzia abbastanza solide, in grado di far dormire sonni tranquilli a chi decide di investire su questi prodotti. Tra di essi, fanno spicco i Buoni Fruttiferi Postali o semplicemente BFP. Ad emettere questi titoli, è Poste Italiane, società che dopo la privatizzazione ha cominciato a muoversi come una vera e propria banca, con la emissione di prodotti finanziari ed assicurativi che hanno avuto ottimo riscontro da parte di masse crescenti di piccoli risparmiatori.

I Buoni Fruttiferi Postali sono dei titoli emessi dalla Cassa Depositi e Prestiti, collocati sul mercato da Poste Italiane e garantiti dallo Stato, tanto da poter essere assimilabili ai BTP, cioè ai Buoni del Tesoro Poliennali. I buoni fruttiferi postali sono uno di quegli investimento a capitale garantito, in quanto alla scadenza concordata viene garantito il rimborso del capitale e degli interessi maturati nel frattempo. A rendere possibile questo fatto, è proprio la garanzia data dallo Stato. Teoricamente, anche lo Stato può fallire e il tanto temuto default è stato più volte evocato negli ultimi mesi per il nostro paese. Non staremo perciò qui a fare le pulci ai conti statali italiani, ricordando però che un fallimento dell’Italia comporterebbe il naufragio dell’Euro e proprio per questo assai difficilmente, per le conseguenze epocali che ciò potrebbe avere, l’Europa permetterebbe una simile ipotesi senza muoversi.

Per sottoscrivere i BFP, bisogna recarsi in uno dei tanti uffici postali disseminati sul territorio nazionale. La richiesta può riguardare anche i cosiddetti BFP dematerializzati, cioè titoli rappresentati non da documenti cartacei ma da scritture telematiche. La sottoscrizione e il rimborso non comportano alcun onere o commissione di natura gestionale, ma solo costi di natura fiscale. In particolare, i BFP sono soggetti ad una ritenuta fiscale del 12,50% e all’imposta di bollo. Restano però esenti dal bollo i buoni il cui valore non superi i 5 mila euro. Anche per questi titoli, come per quelli statali e le obbligazioni, esiste una vasta gamma di opzioni che riguardano la scadenza, il rendimento e il comportamento del titolo in rapporto ai parametri di mercato e al capitale investito: BFP: ordinari, 18 mesi e diciotto mesi Plus, 3×4, indicizzati all’inflazione o a scadenza e BFP Premia.

Questo tipo di investimento, viene considerato tra i più sicuri e i meno rischiosi attualmente disponibili sul mercato. Naturalmente, grande sicurezza non vuol dire grande guadagno. Il rischio, è bene ripeterlo, visto che di vicende riguardanti il temuto default da parte di alcuni stati (Grecia, Ungheria, Portogallo e Irlanda, soprattutto, ma anche Spagna ed Italia) , si parla ormai da mesi e mesi, è quello concernente un fallimento dello Stato. Abbastanza aleatorio, nonostante le difficoltà dei nostri conti pubblici, messe in rilievo dallo spread ancora elevato coi titoli tedeschi, ma possibile. Proprio per questo motivo, gli analisti finanziari concordano nell’indicare una strategia tendente alla costituzione di un portafogli titoli nel quale insieme a BFP siano presenti diverse altre forme di investimento. Ma questa avvertenza, riguarda tutti i titoli e si accompagna ad una prescrizione precisa: diversificare il proprio investimento, è sempre meglio

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